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TUTELA NEL MONDO ANIMALE

Codice penale

QUADRO NORMATIVO ATTUALE:
COSA DICE LA LEGGE?

Legge 6 giugno 2025, n. 82
quali novità per la tutela penale degli animali?

La riforma rafforza in modo significativo la tutela penale degli animali. Vengono inasprite le pene per uccisione, maltrattamento e combattimenti, e il Titolo IX-bis del Libro II del Codice penale cambia da «Dei delitti contro il sentimento per gli animali» diventa «Dei delitti contro gli animali». Sono introdotte nuove aggravanti (ad esempio, se il fatto è commesso davanti a minori o diffuso online) e viene ampliata la responsabilità anche degli enti ai sensi del D.Lgs. 231/2001. Inoltre, nei procedimenti viene favorita la custodia e tutela dell’animale sequestrato, evitando che venga soppresso o ceduto finché il processo non si conclude.

Animali in condominio: il regolamento può vietarli?

L’art. 1138 c.c., ultimo comma, stabilisce che “Le norme del regolamento non possono vietare di possedere o detenere animali domestici”. Di conseguenza, qualunque clausola regolamentare condominiale che imponga un divieto assoluto di animali nell’unità privata è da considerarsi nulla. Tuttavia, rimane piena legittimità per l’assemblea o per il regolamento di prevedere modalità per la detenzione (ad esempio nel rispetto degli spazi comuni, del quieto vivere e dell’igiene), e il tema mantiene profili interpretativi complessi, in particolare in merito al regolamento contrattuale rispetto a quello assembleare.

Garante dei diritti degli animali 

Lo scorso 25 ottobre si è tenuto a Roma, presso il Campidoglio, il primo incontro nazionale dei Garanti per i diritti degli animali, promosso dall’Ufficio della Garante per la tutela degli animali di Roma Capitale insieme all’associazione P.AN.D.A. Onlus. Hanno partecipato i Garanti regionali e comunali, provenienti da varie parti d’Italia, per condividere esperienze, strategie e buone pratiche a favore della tutela animale.
L’incontro ha evidenziato come la figura del “Garante degli animali” sia oggi considerata un presidio fondamentale per il benessere animale e che appare auspicabile l’istituzione della stessa in ogni Regione e Comune.

Durante la giornata si è discusso di diversi temi: la gestione degli animali in città, i controlli, la sensibilizzazione dei cittadini e la tutela della fauna selvatica; è stata richiamata anche la necessità di nuove strutture di recupero per la fauna, ed è stato proposto un rafforzamento della rete istituzionale con il coinvolgimento dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).

È stata inoltre messa in evidenza la diversa realtà territoriale: nel Sud prevale l’emergenza del randagismo; nel Centro-Nord le attenzioni si orientano maggiormente verso le colonie feline e i costi veterinari per le fasce fragili della popolazione.
L’evento viene letto come un passo concreto verso una tutela più efficace degli animali, attraverso la costruzione di una rete coordinata tra i Garanti e le associazioni della società civile.

giudica il martelletto

ATTUALE PANORAMA GIURIPRUDENZIALE

IN AMBITO AFFETTIVO

Affidamento del cane dopo la fine della relazione:
si può ottenere una misura d’urgenza?

Quando una relazione termina, l’affetto verso un animale non è sufficiente per ottenere un affidamento urgente tramite art. 700 c.p.c. Il Tribunale di Velletri ha chiarito che, nonostante il ruolo affettivo del cane, l’ordinamento continua a considerarlo un bene mobile. Di conseguenza, eventuali contrasti sul possesso o sulla proprietà devono essere risolti con gli strumenti ordinari previsti dal codice civile, e non attraverso la tutela cautelare. Non è, inoltre, possibile richiamare per analogia i criteri dell’affidamento dei figli minori.
(Trib. Velletri, 2025)

Quando finisce la convivenza: a chi spetta il cane?

La fine della convivenza può generare conflitti anche sull’animale domestico condiviso. Il Tribunale di Livorno ha chiarito che, pur riconoscendo l’importanza affettiva del cane nella vita familiare, l’ordinamento continua a qualificarlo come bene mobile. Pertanto, la decisione deve tenere conto del suo benessere, della qualità del rapporto instaurato con ciascuna delle parti e dell’eventuale titolo di proprietà. Nel caso esaminato, è stato ritenuto più opportuno che l’animale restasse con la persona con cui aveva sviluppato un legame più stabile e continuativo.
(Trib. Livorno, sent. n. 1275/2024)

Violazione del diritto di visita riferito a un cane:
è riconoscibile e tutelabile tramite ricorso d’urgenza?

In un caso esaminato dal Tribunale di Rovigo è stato richiesto il ripristino del diritto di visita e frequentazione del cane dopo la cessazione del rapporto tra le parti. Il Tribunale ha chiarito che, pur essendo riconosciuto il valore affettivo dell’animale, l’ordinamento continua a considerarlo un bene mobile e non prevede un diritto di visita analogo a quello riconosciuto per i figli minori. In assenza di una specifica disciplina e non potendo estendere per analogia tali regole, non è possibile ottenere tutela d’urgenza tramite ricorso ex art. 700 c.p.c.
(Trib. Rovigo, ord. n. 374/2025)

AFFIDAMENTO DELL'ANIMALE A TERZI

Il cane morde durante l’addestramento: chi ne risponde?

Quando un animale viene affidato a un educatore cinofilo per l’addestramento, la responsabilità per i danni eventualmente causati durante quel periodo può ricadere su chi ne ha il governo effettivo. In questo caso è stato affermato che, se l’animale è gestito in autonomia dall’educatore, questi può essere considerato “utilizzatore” ai sensi dell’art. 2052 c.c., rispondendo dei danni senza necessità di dimostrarne la colpa. Il proprietario resta invece escluso quando risulta di aver effettivamente trasferito la gestione dell’animale al professionista.
(Trib. Cuneo, sent. n. 534/2021)

Aggressione in pensione cani: chi risponde per il dobermann?

Un dobermann affidato ad una pensione per cani ha azzannato il custode mentre si trovava nel box, nonostante fosse stato segnalato al proprietario che l’animale aveva già manifestato comportamenti aggressivi. Il proprietario è stato comunque ritenuto responsabile ai sensi dell’art. 2052 c.c. in quanto detentore dell’animale, mentre la gestione della pensione è stata valutata come soggetta a concorso di colpa per non aver messo in atto misure preventive adeguate – ciò ha portato a una riduzione del risarcimento per concorso colposo.
(Corte d’Appello Torino, sent. n. 582/2022)

Centro cinofilo e cane non ritirato:
cosa succede se non paghi?

Se affidi il tuo cane a un centro cinofilo per addestramento o pensione e non provvedi al ritiro e al pagamento del servizio pattuito, il fornitore può agire per ottenere quanto dovuto. In una recente pronuncia è stato ritenuto che la mancata ritira e il mancato pagamento costituiscono inadempimento contrattuale e giustificano la richiesta del corrispettivo, senza che ciò configuri automaticamente il reato di abbandono dell’animale. Anche il contratto sottoscritto e le prove documentali (contrassegni, solleciti, testimonianze) assumono rilievo fondamentale nella disputa.
(Trib. Teramo, sent. n. 653/2025) 

Il dog sitter provoca l’incidente e muore il cane: chi risponde?

Quando un cane affidato a un dog sitter perde la vita a causa di un incidente stradale causato dal professionista, emergono profili complessi di responsabilità: da un lato la responsabilità contrattuale per l’affidamento, dall’altro la responsabilità dell’utilizzatore dell’animale ai sensi dell’art. 2052 c.c. Secondo la giurisprudenza, il proprietario dell’animale deve dimostrare il danno patrimoniale subito, mentre il dog sitter, come utilizzatore, può essere chiamato a rispondere se non ha dimostrato di aver agito con la diligenza richiesta. Nel caso in esame, la mancata prova di un’adeguata custodia e della posizione dell’animale al momento del sinistro ha impedito all’attore di ottenere il risarcimento.
(Trib. Roma, sent. n. 13394/2024)

"VIZI" DI VENDITA DELL'ANIMALE

Displasia dell'anca nel cane:
quali diritti ha il proprietario verso il venditore?

Quando un cane acquistato si scopre affetto da displasia dell’anca, l’acquirente può trovarsi di fronte a una doppia linea di tutela giuridica: la garanzia per vizi nella compravendita (codice civile) e la protezione del consumatore (codice del consumo). Nel caso correlato al Tribunale di Bergamo la patologia è stata considerata come potenziale difetto di conformità del bene acquistato, purché non fosse rilevabile al momento della vendita e l’allevatore-venditore omettesse di informare l’acquirente della predisposizione della razza. Tuttavia, occorrono prove della gravità della patologia, della sua natura preesistente e occulta, nonché della tempestività della denuncia da parte dell’acquirente.
(Trib. Bergamo, sent. n. 985/2023)

IN AMBITO CONDOMINIALE

Il locatore può vietare al conduttore di tenere animali domestici?

Una clausola che inserisce nel contratto di locazione il divieto assoluto per il conduttore di detenere animali da compagnia è stata valutata dalla giurisprudenza alla luce della disciplina delle clausole vessatorie e del principio di autonomia contrattuale. In particolare, secondo la pronuncia della Corte d’Appello di Napoli tale divieto non rientra nelle ipotesi tassative dell’art. 1341 c.c., non è quindi di per sé vessatorio e può essere valido purché pattuito consensualmente. Tuttavia, la stessa decisione ha puntualizzato che la mera violazione della clausola non giustifica automaticamente la risoluzione del contratto, se l’inadempimento riveste carattere accessorio e non grava in modo rilevante sull’interesse del locatore. 
(C. App. Napoli, sent. n. 1254/2025)

Vicino infastidito dal cane che abbaia: può avviare una causa?

In un condominio una vicina lamentava che un cane di uno degli appartamenti abbaia di frequente, disturbando la tranquillità. Tuttavia, il giudice ha stabilito che non è ammessa una vera “persecuzione” nei confronti della proprietaria dell’animale: occorre dimostrare un disturbo grave, continuativo e in violazione del regolamento condominiale o della normativa sul rumore. La semplice presenza dell’animale che abbaia saltuariamente non è sufficiente a giustificare un provvedimento giudiziario, se la proprietaria ha adottato comportamenti adeguati di custodia e non vi è documentazione del disagio abitativo cronico.
(Tar Liguria decisione n. 553 del 2025)

DANNI CAGIONATI DAL VETERINARIO

Errore del veterinario:
come tutelare il proprio animale e i propri diritti?

In due distinte vicende giudiziarie, è stata accertata la responsabilità di strutture e medici veterinari in ragione della violazione degli obblighi contrattuali di cura verso animali da compagnia. Nel primo caso l’intervento chirurgico non aveva estratto tutti i cuccioli da una cagna sottoposta a cesareo, con conseguente decesso post-operatorio di cuccioli e madre. Nel secondo caso il trattamento farmacologico somministrato a una cagna gravida non ha tenuto conto dell’imminente parto, con esito mortale per l’animale e il feto. In entrambe le situazioni è applicabile la responsabilità contrattuale in forza degli artt. 1218 e 1228 c.c., onere della prova incombe sul proprietario dell’animale per dimostrare che la prestazione non è stata resa con la diligenza richiesta ex art. 1176 c.c., mentre al professionista spetta allegare l’esistenza di un fattore causale estraneo. La consulenza tecnica è risultata decisiva nell’accertamento del nesso di causalità.
(Tribunale di Lucca, n. 412/2024; Tribunale di Siracusa, n. 238/2025; Tribunale di Brescia sent. n. 838/2025)

Sterilizzazione finita male:
possiamo chiedere risarcimento per la perdita del cane?

Quando un intervento di sterilizzazione a un cane sfocia in complicanze gravi, inclusa la morte dell’animale, emerge una questione delicata: il proprietario può pretendere un risarcimento dal veterinario o dalla clinica? Nel caso in esame il tribunale ha affermato che l’omessa o incompleta informazione (consenso informato) costituisce autonomo profilo di responsabilità, anche se l’intervento fosse tecnicamente corretto. Spetta al proprietario dimostrare che, se fosse stato adeguatamente informato, non avrebbe sottoposto il cane all’intervento. Il veterinario, dal canto suo, deve provare di aver fornito un’informazione completa e che l’esito negativo non sia dipeso da sua colpa.
(Trib. Lodi, sent. n. 300/2025) 

DANNI CAGIONATI DAL'ANIMALE

Quando il cane morde un bambino: di chi è la responsabilità?

Se un cane morde una persona, il proprietario risponde dei danni a meno che provi che l’episodio sia stato totalmente imprevedibile e inevitabile. Nel caso esaminato, il morso è avvenuto mentre il bambino stava giocando con l’animale, senza una vigilanza adeguata: la reazione rientrava quindi tra i rischi prevedibili. La responsabilità del proprietario è stata confermata, con una lieve riduzione del risarcimento per concorso del comportamento del minore.
(Trib. Brescia, sent. n. 486/2016)

In un caso recente, un bambino che stava giocando in un cortile è stato morso al volto da un cane. La domanda giuridica sollevata è se il proprietario dell’animale possa essere tenuto a risarcire il danno, anche se il bambino ha compiuto un gesto imprudente nei confronti del cane. Il Tribunale ha ritenuto che, oltre all’onere del danneggiato di dimostrare la dinamica esatta dell’aggressione, possa assumere rilievo la condotta della vittima. Nel caso in esame, si è ritenuto che l’avvicinamento incauto del bambino all’animale fosse il fattore causale esclusivo dell’accaduto, configurando un comportamento idoneo ad escludere la responsabilità del proprietario. Di conseguenza, la richiesta risarcitoria è stata rigettata.
(Trib. Firenze, sent. n. 3619/2023) 

Caduta per spavento davanti al cane:
il proprietario deve risarcire?

Una donna entra nel cortile condominiale e riporta di essere stata atterrita da un Labrador che, a suo dire, le si era avvicinato senza guinzaglio né museruola. Ella cade, si infortuna e chiede il risarcimento. Il proprietario del cane contesta la ricostruzione, sostenendo che l’animale fosse sotto controllo e che la caduta fosse dovuta a una sua reazione di panico piuttosto che a un’aggressione. Il Tribunale ha respinto la domanda perché la dinamica non è stata adeguatamente provata: la parte danneggiata non ha dimostrato in modo sufficientemente chiaro che il cane abbia cagionato direttamente l’evento lesivo né che fosse imprescindibilmente al guinzaglio e con museruola o di che altre misure di contenimento fossero state omesse. Inoltre, secondo la Corte, la razza del cane — Labrador retriever — contrasta con l’idea di un comportamento abitualmente aggressivo.
(Corte d’Appello Milano, sent. n. 550/2025)

Impatto con fauna selvatica: chi prova e chi paga i danni?

In caso di collisione tra un veicolo e un animale selvatico, l’ente pubblico competente può essere chiamato a rispondere dei danni, ma il danneggiato deve dimostrare sia la dinamica dell’incidente sia il nesso causale tra la presenza dell’animale e l’evento dannoso. Alla stessa stregua, deve provare di aver adottato la diligenza richiesta alla guida in condizioni di possibile presenza di fauna. L’ente, a sua volta, potrà liberarsi dalla responsabilità ove dimostri che si trattava di un evento imprevedibile e inevitabile.
(Corte di Cassazione, ord. n. 9043/2025)

Animali nei circhi: perché il divieto comunale è nullo?

Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 7610/2025, ha annullato il regolamento del Comune di Milano che vietava l’utilizzo di animali negli spettacoli circensi, stabilendo che la materia è di competenza legislativa esclusiva dello Stato. Il Comune aveva imposto il divieto richiamando un regolamento locale che si basava su linee guida non recepite formalmente dal Ministero competente. Il tribunale amministrativo regionale precedente aveva accettato il divieto, ma in appello il Consiglio di Stato ha evidenziato che il divieto generalizzato senza un fondamento statale viola il principio di gerarchia delle fonti e la riserva di legge in materia. La decisione lascia tuttavia aperta la questione della regolamentazione effettiva dell’impiego degli animali nei circhi, rimessa all’intervento statale.
(Cons. Stato, sent. n. 7610/2025)

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